Matthias Sieff ha esposto presso il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese dal 27 maggio al 24 giugno 2018. Le sculture di Matthias hanno affiancato i quadri del pittore Dario Bosin di Tesero, all’interno della rassegna Art Box Avisio.
Dario Bosin / Matthias Sieff: un contrappunto di forma e colore
di Elio Vanzo
Art Box Avisioè un contenitore espositivo a cadenza annuale dedicato alla presentazione degli artisti operanti sul territorio delle valli dell’Avisio: Fassa, Fiemme e Cembra.
In ciascuno di questi appuntamenti sono esposte le opere di due o più artisti rappresentativi delle varie tendenze del territorio locale, così che l’evento programmato annualmente possa dare una panoramica dello “stato dell’arte” nelle valli.
I due artisti partecipanti alla terza edizione della rassegna sono Dario Bosin e Matthias Sieff.
Astratto il primo e figurativo il secondo: due linguaggi diversamente densi di suggestioni ed accomunati dall’uso di un intenso cromatismo, presentati secondo un dialogo espositivo che ne esalta le rispettive caratteristiche.
Matthias Sieff
Scultore che ha avuto la sua prima iniziazione artistica presso la bottega del padre per poi seguire il suo percorso formativo nelle scuole d’arte di Fassa e Gardena. Completati gli studi all’Università delle Arti Applicate di Vienna, ha raggiunto nel tempo una magistrale compiutezza stilistica della sua opera scultorea.
Le sue figure antropomorfe, nane o giganti, sono giullari, acrobati, re e regine, infanti “kill boy”, angeli con le ali di cor-ten: soggetti che non vogliono rappresentare tanto se stessi quanto creare una base figurativa per fare della buona scultura, che racconta una umanità che dimora altrove, assorta in un suo particolare mondo contemplativo e carico di stupore.
Sono figure ieratiche che rimandano, attraverso le suggestioni dello scultore, agli idoli polinesiani, i Moai, o a quelli degli egizi: è la loro mole che, anche nelle sculture di piccole dimensioni, suggerisce un senso ancestrale.
La staticità è generata dagli appoggi su piedi enormi, ma i volumi pieni e morbidi sono permeati di un generale senso di movimento che proviene da una realtà interiore alla statua, e che sono conseguenza dello stesso movimento interiore dello scultore.
Volumi quindi che sembrano generati da una fora espansiva che ha il suo centro nella materia stessa, e non creati “per via di levare” come prescrive il tradizionale lavoro dello scultore del legno: come nell’opera del grande Rodin, ma con un risultato plastico meno tormentato ed anzi rasserenato e rassicurante.
L’accurato lavoro delle superfici è reso con le textures create dagli incroci incisi dalla raspa o dai minuti tocchi della sgorbia, ed alleggerisce la forte volumetria contribuendo a quel senso per metà “aereo” che caratterizza la scultura di Sieff. Ed infine l’uso intenso delle varie cromie, componente essenziale della sua opera, che assume pari dignità e importanza del lavoro dello scalpello: un rimando alla tradizione coloristica della Val di Fassa, luogo di origine e lavoro dello scultore. Le sue patine colorate non sono assolutamente un successivo “dipingere” che riveste le figure con l’intento di animarle ulteriormente, ma si integrano perfettamente ad esse, formando un unico corpo, dove forma e colore restituiscono il personalissimo stile che questo artista ha saputo creare.
Pittura/scultura, forma/colore, astrazione/figuratività: sono i tre binomi che caratterizzano esemplarmente i due artisti presentati in questa mostra, in un rapporto stimolante e ben riuscito, attraverso un dialogo tra le opere che ne esalta vicendevolmente le particolarità.
Infine, i linguaggi di grande i,patto stilistico di Dario Bosin e Matthias Sieff, pur nella loro fondamentale diversità, ben si accordano e ben rappresentano la citazione di Pablo Picasso riportata in un testo critico di Erminio Mazzucco dedicato a Sieff: “attraverso l’arte noi esprimiamo la nostra concezione di ciò che la natura non è”.
Ecco di seguito alcune viste dell’allestimento.